Consigliato da KVets · Elizabeth Zimmermann

Perché il punto “legaccio”? … uno sguardo al libro “Knit one Knit All”

“Knit One Knit All”, é un libro di progetti di Elizabeth Zimmerman, edito dal suo nipote, Cully Swansen, e curato da sua figlia, Meg Swansen, pubblicato nel 2011.

Punto legaccio, il punto geometricamente perfetto

Il libro è una collezione di modelli inediti della Zimmermann, tutti a punto legaccio.

Sono rimasta affascinata già dal sottotitolo: Elizabeth Zimmermann’s Garter Stitch Designs. (I capi in punto legaccio di Elizabeth Zimmermann)

Avendo letto molti dei libri di EZ sapevo quanto amasse il punto legaccio! Lo definiva “elegante” e notava che le sue “righe ondulate” possono essere disposte sia in orizzontale che in verticale, originando modelli insoliti. Scrisse: “I like to think that the very first knitter, doodling with sticks and sinews at the sunny entrance to his cave, or peering at his knitting by the flickering firelight, doodled with, or peered at, Garter stitch; the bread and cheese of knitting, the basic stitch – surely the prototype.” (“Mi piace pensare che l’inventore del lavoro a maglia, che giocava con bastoncini e fibra  sulla soglia assolata della sua caverna, o che rimirava il suo lavoro vicino al fuoco scoppiettante, guardasse un lavoro a punto legaccio, il pane quotidiano della maglia, il punto base – sicuramente il prototipo.”)

Trovo interessante anche l’introduzione al libro Knit One, Knit All, dove leggiamo: “L’idea di questo libro veniva da EZ stessa”, e continua “durante la preparazione del suo secondo libro, la Zimmerman scrisse al suo editore proponendo un libro sul punto legaccio… Molti editori che contattò però risposero che un libro concentrato su un solo punto non era ben vendibile… Nel febbraio 1977, cercando di convincere un editore, EZ scrisse ‘It [the book] could point out that Garterstitch [sic] is the easiest of all stitches, thus suited pre-eminently to the beginning knitter, but also that the designs are original with me, and quite unusual, and contain sufficient structural novelty to make them appealing to the experienced and adventurous knitter.”  (“Il libro potrebbe dimostrare che il punto legaccio [sic] è il più facile dei punti, e quindi il più indicato per il principiante, ma anche i modelli originali che sono miei e insoliti con un contenuto di novità nella struttura tanto da renderli interessanti anche alle mani esperte e desiderose di sfide.”)

L’introduzione continua, affermando che EZ stimolava la creatività individuale e che i suoi modelli in genere abbozzavano la costruzione del progetto lasciando all’esecutore la libertà di sperimentare senza paura di rompere le regole durante il lavoro. Questa filosofia, rivoluzionaria per quei tempi, é uno dei motivi principali per i quali ancora si parla di Elizabeth Zimmermann.

Elizabeth Zimmermann · Eventi · Workshop

Incontro Zoom sul Pelerine

Nel mese di Novembre abbiamo pensato di passare un po’ di tempo assieme con un incontro Zoom sul Pelerine

Durante questo incontro parleremo di questo capo evergreen di Elizabeth Zimmermann. Approfondiremo la costruzione top-down alquanto insolita per un capo EZ. Per chi vorrà fare il Pelerine, i lavori continueranno in un gruppo didattico su facebook dedicato a questo capo.

L’incontro Zoom è pervisto per l’11 novembre alle 21, con replica il pomeriggio del Sabato 12 novembre alle ore 16. Costo 5€ da versare o via PayPal o con bonifico. Chi parteciperà all’incontro Zoom riceverà una dispensa in italiano

Il modello in inglese è acquistabile sul sito della School House press al seguente link

L’incontro è limitato ai soci in regola con le quote al 2022. La partecipazione è previa prenotazione. Per prenotarsi https://docs.google.com/forms/d/1y28cdPKF3wYVev7_BOvGRz1EHGxO858CtZ2FjVHHJb8/viewform?chromeless=1&edit_requested=true

Elizabeth Zimmermann

EZ e il metodo Top-down

Quando pensiamo alla lavorazione di una maglia “top-down”, il primo nome che ci viene in mente è quello di Barbara G. Walker, autrice del libro Knitting from the Top, pubblicato nel 1972 da Charles Scribner & Sons, NY. Dopo la Walker ci sono stati altri che hanno seguito il suo esempio e che hanno scritto altri libri sull’argomento.

La Walker – come Elizabeth Zimmermann – era una voce fuori dal coro. Nell’introduzione al suo libro, la Walker scrive: “”La maggior parte dei capi a maglia è disegnata per essere lavorata dal bordo inferiore fino al collo o punta vita. Esiste una scuola di pensiero, la quale sostiene che lavorare un capo nell’altra direzione sia molto più difficile. Questa idea non è di chi lavora a maglia ma di chi scrive le istruzioni per la lavorazione a maglia – forse perché secondo il sistema “knit-by-numbers”, così alla moda oggi, è più difficile scrivere le istruzioni per un capo lavorato dal bordo superiore verso quello inferiore.” (NdT – traduzione mia personale)
(Knitting from the Top, p.9)

La Walker continua, dicendo che il metodo basato sui “numeri” (i.e. misure varie standardizzate) non rientra nel suo modo di pensare e che nonostante il pensiero popolare, lei trova che lavorare dal bordo superiore verso quello inferiore  sia il migliore modo per ottimizzare il rapporto tra il capo e il corpo che lo porta.

Ci parla della facilità con cui ci si possa assicurare che un capo calzi a pennello perché può essere provato in qualsiasi momento – essendo lavorato dal collo in giù – per controllare qualsiasi misura, compresa la lunghezza.

Ma non dovevamo parlare di Elizabeth Zimmermann?? La nostra EZ già nel 1970, quindi due anni prima che la Walker pubblicasse il suo libro,  aveva contemplato una maglia lavorata dal collo verso il bordo inferiore. Infatti, proprio in quell’anno ha deciso di condividere questa idea con i lettori della sua newsletter Wool Gathering (Numero 2).

Il titolo dell’articolo nella newsletter è “Circular Sweater from the Neck Down” (Maglia lavorato in circolare dal collo in giù).

L’incipit di Elizabeth non lascia dubbi sulla sua preferenza per il metodo “bottom up”, ossia dal bordo inferiore verso il collo, ma per rispondere alle “più che occasionali implorazioni pietose” dei suoi lettori, mette da parte le sue riserve per trattare l’argomento della lavorazione “top down”, ossia dal bordo superiore verso il bordo inferiore. Continua poi con un elenco dei problemi che lei trova con questo metodo e le sue soluzioni a questi problemi. Vi riporto solo il numero 3 che io trovo sia quella più zimmermanniana e la più divertente:

“N. 3 iniziare con poche maglie per finire con tantissime, nonchè la lavorazione interminabile del corpo e delle maniche, cosa che io trovo psicologicamente scoraggiante.

Soluzione per il  n. 3
“Non c’è soluzione. Se voi siete contenti di farlo, perché mai dovrebbe dare fastidio a me?”

Spun-out, no. 2 (Ristampa del Wool Gathering #2, 1970)
(NdT: Traduzione mia  personale)

Conclude dicendo che le energie che ha speso per spiegare i problemi e arrivare alle relative soluzioni, non sono nulla paragonate alle difficoltà di invertire il suo solito modo per fare le maglie.

E qui inizia il bello.  Non so se questo sia stato un momento clou per il sistema EPS – Elizabeth’s Percentage System (già accennato nel Fair Isle Yoke Sweater della sua primissima newsletter del 1958), ma ho fatto un piccolo studio bibliografico e ho notato che nel suo primo libro Knitting without Tears (pubblicato nel 1971), Elizabeth parla di percentuali nella costruzione della maglia, ma non parla di “Elizabeth’s Percentage System”. Oso a pensare che il sistema EPS system sia stato maturato piano piano e che Elizabeth l’abbia migliorato con ogni capo che ha creato; fatto sta che già qui, nel 1970, non solo parla di una costruzione top-down, ma anche di una costruzione basata non sui “numeri” così odiati dalla Walker, ma su UN NUMERO CHIAVE che lei denomina “K” e su dei percentuali dello stesso. “K” è il numero di maglie necessario per ottenere la circonferenza desiderata della maglia, misurata all’altezza delle ascelle. Tutte le altre misure sono percentuali di “K” con l’eccezione delle lunghezze del corpo e delle maniche. Se lo capovolgessimo, sembrerebbe una prima bozza di quel sistema di percentuali che, oggi conosciamo come l’EPS!

Ed ecco la storia di EZ e il metodo Top-Down!

Photo credit: Schoolhouse Press Spun out #7 ” Circular Sweater from the Top Down

DLM – Aprile 2021

Elizabeth Zimmermann

Da Rorschach a EZ: usare la specularità nella maglia

Donna Lynne Mansi – Aprile 2021

In genere, quando pensiamo ad Elizabeth Zimmermann, la associamo o alla giacca BSJ (Baby Surprise Jacket) o al sistema EPS (Elizabeth’s Percentage System).  La BSJ è diventata un’icona rappresentativa dell’approccio di EZ, pur non essendo tra i primi capi ad essere stati creati; l’EPS, invece, è diventato per tanti la base per la creazione di capi su misura lavorati bottom-up o top-down.

Esistono però altre tecniche unvented da EZ, forse meno conosciute ma non per questo meno geniali. Tra queste troviamo il principio Rorschach, del quale mi appresto a parlarvi in questo articolo.

In Spun Out n. 17 (ristampa di Wool Gathering #7 – 1972), Elizabeth scrive:

“I have a vintage design … which I call my RIBWARMER. It is made on the principle of the Rorschach – not circular, not back and front, but Right and Left.

“Ho un design vintage … che chiamo il mio “scaldacostole”. È lavorato seguendo il principio Rorschach – non circolare, non davanti e dietro, ma Destra e Sinistra.”
(NdT: traduzione mia personale)

Il Ribwarmer e il Butterfly vest, presentati per la prima volta nel 1956 nella rivista McCall’s Needlework and Crafts – furono i primi capi che Elizabeth Zimmermann disegnò seguendo il principio Rorschach, detto anche “a costruzione speculare”. 

Nei thriller e nei polizieschi sarà capitato a tutti di vedere un criminale sottoposto al test di Rorschach: si tratta di un test psicologico usato per le indagini della personalità, basato su macchie di inchiostro simmetriche e casuali che possono ricordare oggetti, persone o animali. Il test prende il suo nome dal suo creatore Hermann Rorschach, che pubblicò le sue ricerche nel 1922. Il suo metodo è diventato molto conosciuto negli anni 30 dello scorso secolo. Essendo nata nel 1910, è probabile che Elizabeth – da ragazzina vispa e curiosa qual era – fu particolarmente colpita da Rorschach e dalle sue tavole speculari. Non mi sorprende che sia riuscita a trasferire questa simmetria nei suoi capi non solo usando la maglia ma adoperando anche il suo punto preferito: il punto legaccio.

I capi Rorsach, in pratica, sono lavorati da lato a lato, su due pezzi speculari. Bisogna dire che di recente il pensiero Zimmermanniano tende verso una costruzione interamente senza cuciture: ad oggi, infatti, i modelli per il Ribwarmer e il Butterfly vest presentano la costruzione del capo in un unico pezzo. Tuttavia, la specularità della costruzione rimane ed è ancora evidente. Personalmente, per quanto riguarda il Ribwarmer e il Butterfly vest, preferisco la cucitura al centro del dietro – Knitter’s Choice!

Diversi anni dopo, nel 1978,  EZ perfezionò questa costruzione  con la creazione del Rorschach Sweater presentato in Wool Gathering # 19. Nella sua descrizione del capo, ci scrive: 

“For some years I have been gnawing on the problem of the RORSCHACH (for Right-and-Left, as opposed to the Front-and-Back) sweater, like the RIBWARMER  …  I could never achieve an organic neckline to suit myself, but now … I think I have it licked. So – THE RORSCHACH SWEATER is made in halves, Left and Right, in garter stitch.”

“Da diversi anni, cerco di risolvere il problema della maglia RORSCHACH (ovvero costruita con un approccio Destra-e-Sinistra, invece di “Davanti-e Dietro”) come il RIBWARMER … non sono mai riuscita a creare uno scollo che mi convinceva, ma adesso penso di esserci riuscita. Quindi – IL RORSCHACH SWEATER è lavorato in maglia a legaccio,  in due metà (Sinistra e Destra.)”
(NdT: traduzione mia personale)

La specularità del Rorschach Sweater è totale ed è l’apoteosi del principio di Rorschach applicato alla maglia. Non solo sono speculari le due metà della maglia, ma ogni metà contiene una simmetria al suo interno, se le guardiamo dalla prospettive di una immaginaria cucitura che parte dal centro del sottobraccio che arriva fino all’orlo inferiore.

Altri pattern EZ che possono essere messi nella categoria “Rorschach” sono:

  •  il 2-Piece Baby Jacket pubblicato in Knit One Knit All.  Questo capo è una valida alternativa al suo cugino più famoso, la BSJ. È lavorato in due metà che poi sono uniti al centro del dietro. Per completarlo, si chiude la manica/spalla con un i-cord bind-off e si rifiniscono i bordi con un i-cord applicato.
  • lo Zig-Zag Jacket, pubblicato in Knit One Knit All. È una giacca ampia da portare aperta, lavorata in due metà speculari e identiche che sono unite con un bordo in maglia a legaccio.
  • I Mystery Mittens che trovate nel libro Knitting Around. Sono delle muffole molto particolari, lavorati in un pezzo unico ma secono il principio della specularità. Questo progetto è un esercizio di sagomatura in maglia a legaccio molto divertente.
  • Meg suggerisce che anche il Suspender Sweater, che trovate in Knit One Knit All, possa essere incluso con i capi Rorschach. In questo caso la specularità è verticale ed è accentuata dai cambi di colori.
  • Io aggiungerei anche il Round-the-Bend Jacket disegnato da Meg Swansen e pubblicato nel libro Handknitting with Meg Swansen. Questa giacca è lavorata in due metà identiche e speculari, con uno spacco sul dietro. La particolarità di questo capo è che non ha nessuna cucitura perché le due metà sono unite sul dietro con una chiusura i-cord a tre ferri “unvented” da Meg.

Abbiamo raggiunto la fine di questo piccolo excursus sul principio Rorschach applicato alla maglia da Elizabeth Zimmermann. Magari la prossima volta che vi capita di vedere una Tavola Rorschach, penserai a Elizabeth Zimmermann!

Elizabeth Zimmermann

Conosciamo meglio il Pi Shawl e suo cugino minore il 1/2 Pi Shawl

Che ci credete o meno, io non ho mai fatto un Pi Shawl!! Io e il pizzo non andiamo molto d’accordo! E allora visto che l’estate è quasi arrivato e si comincia a pensare alle ferie e cosa portar via sui ferri, ho deciso di mettermi alla prova …

e quindi ho aperto Knitter’s Almanac al mese di luglio (perfetto, visto che parto per le ferie proprio a luglio) e comincio a leggere

“Inizi a intravedere la ben conosciuta teoria geometrica che governa quello che stai facendo? … Stiamo parlando di Pi greco. La geometria del cerchio è imperniata sul rapporto misterioso tra la circonferenza di un cerchio e il suo raggio. Un cerchio raddoppierà la propria circonferenza all’infinito, oppure come direbbe chi lavora a maglia, la distanza tra i giri di aumenti, in cui si raddoppia il numero di maglie, è di 3, 6, 12, 24, 48, 96 giri e così via…” 

EZ, Knitter’s Almanac, p.73

E’ così che EZ spiega la teoria dietro il suo Pi Shawl.

Ma forse un Pi Shawl sarebbe troppo come primo tentativo.. ma…potrei fare un 1/2 Pi Shawl. Credo che per fare un 1/2 Pi Shawl, non faccio altro che sostituire i giri in tondo con ferri avanti e indietro, applicando la stessa formula. Quindi un 1/2 Pi Shawl, ma non uno qualsiasi! Voglio fare l’EZ 100th Anniversary Camping Half Pi Shawl  di Mwaa Knit, creato per il centesimo anniversario della nascita di Elizabeth Zimmermann.

Il tema del Camping shawl è tratto dalle meravigliose avventure in campeggio che EZ descrive nei suoi libri e “digressioni”. Cito Mwaa Knit 

“… la mia preferita in assoluta è la storia di quando Elizabeth, “il Vecchio”, e il gatto KLINE  sono andati in campeggio su una isola remota nel nord del Canada alla fine di Settembre 1971″

The Opinionated Knitter, pages 38-41

Mwaa Knit ha scelto i seguenti punti di pizzo per questo scialle:

Paw Prints (un adattamento di un punto nel libro The Haapsalu Shawl p. 131), per ricordare il gatto KLINE.

Slanting Twigs (p. 119), che rappresenta una passeggiata nella foresta con il sole che filtra attraverso le foglie degli alberi.

Willow Leaves (p.), per celebrare tutto quello che è verde e viva.

Waves and Droplets (nome data a Mwaa Knitting al bordo), ispirato da TiaJudy’s scalloped edging che rappresenta l’acqua di un fiume o fiume che lambisce la sabbia e le pietre.

Ci aggiorniamo a fine luglio…

DLG

Immagine di copertina: by ladyoftheloom, Raverly.com

Elizabeth Zimmermann · Video Tutorial

I video tutorial di KnitViktimETS: Schoolhouse Press

In questo video tutorial navighiamo assieme all’interno del sito della Schoolhouse Press e scopriamo come registrarsi sul sito, fare acquisti e come consultare il catalogo online dei vostri acquisti.

Ti è piaciuto il video? Lasciaci un commento qui o sul nostro canale YouTube. Puoi anche suggerirci qualche idea su nuovi tutorial che ti piacerebbe vedere.

Elizabeth Zimmermann · Workshop

Baby Surprise Jacket

Immagine di copertina: Schoolhouse Press

EZ ha creato un cospicuo numero di design di capi per bambini, iniziando con il Tomten, per il suo primo figlio, e poi il Baby Surprise Jacket per festeggiare la nascita del suo primo nipote, Cully.

Molti di questi capi per bambini sono lavorati in punto legaccio, il preferito di Elizabeth Zimmermann. Lo definiva “elegante” e notava che le sue “righe ondulate” possono essere disposte sia in orizzontale che in verticale, dando origine a modelli insoliti.

Elizabeth fa spesso riferimento al punto legaccio, alludendo alla sua perfezione geometrica e alla sua eleganza. Più di una volta nei suoi scritti ha dichiarato di voler scrivere un libro interamente dedicato a questo punto dato che lo trovava così affascinante.

Dopo il successo del workshop online dedicato al primo capo per bambini disegnato da Elizabeth Zimmermann, il Tomten, e dopo tante richieste negli anni da quando ho aperto il gruppo Facebook “Elizabeth Zimmermann all’Italiana”, ho deciso di presentare un workshop sulla Baby Surprise Jacket, il design più conosciuto di Elizabeth Zimmermann.  

Il Baby Surprise Jacket – BSJ – è diventato quasi legenda da quando è stato concepito più di 45 anni fa, nel 1968. Nel libro The Opinionated Knitter, Meg Swansen scrive (p. 104):         

Elizabeth e suo marito “Gaffer” (soprannome) erano in vacanza in Europa. Arrivati in Germania e in attesa del primo nipote che sarebbe nato a novembre, Elizabeth comprò un modello per una classica cuffia da bambino in punto legaccio; tramite una serie di doppie diminuzioni, il cappellino finiva in una punta nel mezzo della fronte. Dopo aver lavorato alcuni centimetri, Elizabeth perse le istruzioni e, dopo aver cercato di continuare senza, si stancò e lo buttò in un angolo. La mattina dopo, quando andò a prenderlo, il modo in cui era caduto sul tavolo dava l’idea della manica di una giacca per bambino. Con quell’immagine in mente, Elizabeth continuò a lavorare*.

Meg Swansen

Nella “Newsletter and leaflet” n. 21 nell’autunno del 1968, EZ presentava così il capo al suo pubblico per la prima volta:

Cara Knitter,

io la chiamo “Surprise Jacket” (Giacca a sorpresa) perché quando finirai di lavorarci su, vedrai che non assomiglierà a nulla di esistente su questa terra. Ma una volta che ci fai due cuciture, vedrai subito comparire una giacchettina, la più bella che mai avessi desiderato. Reversibile, senza cuciture ai lati o al giro manica, che potrebbero compromettere la portabilità o renderla scomoda da indossare; in più per farla non devi mai rompere il filato o fare giunti. Lavorato in un filato sottile con una tensione di 6 maglie in 2.5 cm, è il regalo perfetto per un neonato, perché “crescerà” con il bambino. Inoltre, se segui le stesse istruzioni ma con un filato che da una tensione di 5 maglie in 2.5 cm, otterrai la taglia giusta per un bambino di 1 anno o più*.

Elizabeth Zimmermann – The Opinionated Knitter, p. 102

La nostra Elizabeth concludeva la sua newsletter annunciando che la notizia più bella era che stava per diventare nonna (ecco il perché dell’invenzione di questo modello) e che da ora in poi avrebbe disegnato più capi da bambino … in taglie crescenti.

La BSJ è stata subito un successo e dal 1968 ad oggi sono state aggiunte la ASJ (Adult Surprise Jacket) e una versione per ragazzi. Ma lasciamo questi ultimi design per un’altra volta!

*NdT Le traduzioni sono mie e non possono essere né riprodotte né distribuite. Donna L. Mansi

Per i soci KnitViktim che volessero avvicinarsi a questo progetto, è disponibile gratuitamente un gruppo Facebook privato dedicato alla Presentazione della BSJ

Ecco una carrellata delle mini BSJ realizzate dalle iscritte al gruppo FaceBook

Elizabeth Zimmermann

Una bibliografia essenziale dei lavori di Elizabeth Zimmermann

Il primo libro scritto da Elizabeth Zimmermann, Knitting without Tears, uscì nel 1971. Questa pubblicazione ha letteralmente rivoluzionato il modo in cui le donne statunitensi intendono la maglia. La reazione al libro negli Stati Uniti fu incredibile.

Elizabeth Zimmermann ricevette tantissime lettere in cui le sue lettrici la ringraziavano per “aver liberato” la figura della “knitter” dagli schemi pedanti e macchinosi tipici dei modelli knit che a quel tempo erano disponibili in riviste e pubblicazioni dei produttori di filati. Questo libro contiene ventiquattro modelli, inclusi quelli più iconici come il Tomten, il maglione Fair Isle con lo sprone tondo e altri. EZ avrebbe voluto intitolare questo libro The Opinionated Knitter, ma la casa editrice non fu d’accordo. Le prime 54 pagine sono dedicate ai suoi consigli da “opinionated knitter” sul filato, i ferri, le tecniche da utilizzare, gauge/tensione di lavoro, ecc. e vanno a costituire un vero vademecum per la “knitter Zimmermaniana”. I modelli sono spiegati per una sola taglia, ma contengono suggerimenti su come crearne di altre in base al gauge e alle percentuali. In questo libro, infatti, si possono scorgere le origini di quello che diventerà l’EPS (Elizabeth’s Percentage System), ovvero un sistema per creare capi adattati su misura. Siccome lo stile di scrittura è discorsivo, per apprezzare pienamente il libro è necessaria una buona comprensione dell’inglese scritto.

Il secondo libro scritto dalla Zimmermann è The Knitter’s Almanac, pubblicato nel 1974. Si tratta di un almanacco, nel vero senso della parola. Il libro presenta 12 capitoli in cui vengono presentanti 12 progetti, uno per ogni mese dell’anno (per alcuni mesi, il progetto è presentato in diverse versioni).

Sicuramente non è un libro per chi ha soltanto una conoscenza scolastica dell’inglese. In queste pagine, Elizabeth ci racconta i suoi progetti in uno stile narrativo molto divertente. Luglio è uno dei miei mesi preferiti del libro: parla di viaggi, di maglia, di campeggi lungo il Mississippi. E alla fine di ogni capitolo troviamo le “pithy directions” (istruzioni concise) per il capo presentato da Elizabeth. Più che modelli, sono ricette di facile comprensione per una “knitter” con un po’ di esperienza con i capi di Elizabeth Zimmermann.

Il terzo libro di Elizabeth Zimmermann è Knitting Workshop, uscito nel 1981, poi revisionato da Meg Swansen e suo figlio Cully e pubblicato in una nuova edizione nel 2013. La prima edizione costa molto di meno, ma la seconda edizione ha moltissime note che “aggiornano” i modelli.

Elizabeth Zimmermann scrisse Knitting Workshop come libro di accompagnamento ad un’omonima serie televisiva (la sua seconda) in cui presentava i suoi capi. È un vero e proprio manuale per “knitter”: parte dai primi passi fondamentali per arrivare fino alle Master Class. È di facile comprensione e contiene il cuore della filosofia Zimmermaniana.

Il quarto libro di EZ è Knitting Around, or, Knitting without a License, pubblicato nel 1989: è il mio preferito. Questo libro, similmente a The Knitter’s Almanac è scritto come se fosse un diario personale in cui Elizabeth si racconta attraverso le sue “digressions”: esso finisce per costituire una sorta di diario di memorie per i suoi figli e nipoti.

Queste digressioni si alternano a diversi modelli, alcuni “storici” e altri rivisitati o inediti. Il libro contiene moltissimi dei suoi modelli più conosciuti, incluso il famoso maglioncino Fair Isle con sprone tondo, lavorato bottom-up senza cucitura, che ha segnato un punto di svolta nella carriera della Zimmermann. Ad esclusione dei modelli, anche per questo libro è richiesto un buon livello di comprensione dell’inglese scritto. Secondo me è un must per qualsiasi “knitter” che intende seguire le orme di EZ. È importante notare che molti dei modelli di EZ sono piuttosto intuitivi e una volta che si capisce la costruzione del capo, diventa semplice seguire le istruzioni anche per chi non ha un’ottima conoscenza dell’inglese. Knitting Around è l’ultimo libro che Elizabeth ha pubblicato prima della sua morte, nel 1999. Tuttavia ci sono altri tre libri che vanno inclusi nella sua bibliografia: uno scritto da Meg Swansen e due scritti da Cully Swansen. Tutti e tre sono incentrati su EZ e sui suoi modelli più iconici. Dopo la morte di Elizabeth Zimmermann, la sua famiglia ricevette tantissime lettere in cui le “knitter” che conoscevano Elizabeth personalmente o solo attraverso le sue newsletter e i suoi libri, oltre a dare le condoglianze alla famiglia, raccontavano di come la loro beniamina aveva cambiato le loro vite, e cambiato il modo in cui lavoravano a maglia. Infatti, EZ era solita stabilire un contatto stretto con loro: aveva l’abitudine di rispondere personalmente alle domande e alle lettere dalle sue “knitter”. E dopo la sua morte, una di queste, Joan Debolt, trovò una lettera ricevuta da EZ in cui si leggeva:

Nessun terzo libro è previsto all’orizzonte. Ma se un giorno i miei eredi e legatari vorranno raccogliere una selezione tra i numeri di Wool Gathering ai fini di una pubblicazione, avranno la mia benedizione. Il nuovo numero per il mese prossimo tratta i maglioni Fair Isle. Che divertimento. Good Knitting (buon lavoro a maglia). Elizabeth

La raccolta auspicata da EZ in questa lettera venne pubblicata nel 2005 con il titolo The Opinionated Knitter. Elizabeth Zimmermann era affezionata a questa dicitura poiché era l’appellativo con cui si definiva.

Come accennato sopra, questo è il titolo che EZ avrebbe voluto dare al suo primo libro, ma la casa editrice Scribner’s rifiutò il titolo e scelse Knitting without Tears. Nell’introduzione al libro in questione, Meg spiega di aver colto quest’opportunità per accontentare il desiderio di sua madre. In questo libro, Meg Swansen ripropone e commenta le newsletter originali di Elizabeth (alcune presentano degli aggiornamenti). Le newsletter sono scritte nello stile narrativo caro a Elizabeth e quindi richiedono un buon livello di comprensione dell’inglese scritto. Invece, le note e gli aggiornamenti di Meg sono di facile fruizione anche per chi ha un livello medio/buono di inglese.

Nel 2011, Cully Swansen, figlio di Meg e nipote di Elizabeth, pubblica Knit One Knit All. Se The Opinionated Knitter è l’espressione di un desiderio dei suoi eredi, Knit One Knit All rappresenta invece il libro sul punto legaccio che la Zimmermann avrebbe sempre voluto scrivere: purtroppo non riuscì mai a farlo poiché non trovava una casa editrice disposta a pubblicarlo.

Il punto legaccio era il preferito di Elizabeth Zimmermann. Lo definiva “elegante” e notava che le sue “righe ondulate” disposte in orizzontale o in verticale potevano dare origine a modelli insoliti. Nei suoi scritti, EZ fa spesso riferimento al punto legaccio. Ne citeremo una sola, che può valere anche per tutte le altre:

Un giorno penso che scriverò un libro intero sul punto legaccio; è così facile e versatile, e dà molta soddisfazione quando usato per progettare un modello. Se gestito correttamente, il numero di maglie in un pollice risulta essere esattamente lo stesso numero di creste in un pollice, o due volte il numero di ferri

Spun Out #32

Molti dei modelli nel libro sono stati ripresi dai vecchi numeri di Wool Gathering e sono stati rivisitati per l’occasione, mentre altri sono inediti e sviluppati da Cully in basi a idee e appunti trovati nell’archivio di EZ. La stesura dei modelli in questo libro è più simile a quella che troviamo nelle moderne riviste di maglia. Sviluppati in più taglie, questi modelli facilitano le cose per chi porta le taglie più comuni. Elizabeth avrebbe detto che questo libro è stato scritto per i cosiddetti “blind followers”! Secondo me, dal punto di vista della lingua,  è accessibile a chi ha una conoscenza media/buona dell’inglese.

L’ultimo libro che vorrei citare è The Complete Surprise, ideato e pubblicato da Cully Swansen nel 2016. Partendo dal modello più iconico di sua nonna, The Baby Surprise Jacket, Cully scrive una “guida Surprise” completa all’ABCSJ (Adult, baby, child surprise jacket) per tutti, dal principiante al esperto. Oltre alle classiche giacche, Cully include nella raccolta anche la sua versione personale “stranded” (lavorati a due colori), una sciarpa che è lavorata usando tutte le tecniche necessarie per fare un BSJ, e anche tre nuovi modelli surprise: il Surprise Dress, il Surprise Bolero, e il Surprise Snuggle Suit, senza dimenticare i classici Surprise Booties e il Surprise Bonnet di EZ.

Per quanto riguarda la lingua, il libro  è accessibile a chi ha una conoscenza media/buona dell’inglese.Anche per questo libro, molti dei modelli di EZ sono piuttosto intuitivi e una volta che si capisce la costruzione del capo, diventa semplice seguire le istruzioni anche per chi non ha un’ottima conoscenza dell’inglese.

Elizabeth Zimmermann · Workshop

EZ MiniTomten

Si sta volgendo al termine il nostro workshop online sul Tomten. Durante il ws abbiamo lavorato a maglia un Tomten piccolo seguendo le istruzioni di base per questo capo che risale al 1940. Il Tomten è probabilmente il capo più iconico disegnato da Elizabeth Zimmermann, anche se il suo meraviglioso BSJ (creato per il suo primo nipote, Cully) è più conosciuto. Abbiamo cominciato il progetto con un avvio di 40 maglie (un multiplo di 8) e, seguendo la modularità del capo e le istruzioni di EZ, ognuna di noi ha fatto il suo mini Tomten – di cui posto le foto.

Sono molto contenta con i risultati ottentuti dalle 30 e più partecipanti. Di solito io apro una chat per accompagnare i miei workshop. In questa chat dedicata, abbiamo parlato del Tomten mano mano che l’abbiamo lavorato. C’è stata una partecipazione attiva e il feedback è stato positivo. Sicuramente KnitViktim ETS ripeterà quest’esperienza con altri capi iconici di Elizabeth Zimmermann. Ringrazio di cuore chi ha partecipato, senza di loro tutto ciò non sarebbe stato possibile!

Una nota aggiuntiva, per chi ha voglia di continuare a leggere:

Questo workshop ha coinciso perfettamente con la mia rilettura della tesi di PhD di Maureen Marsh, Knitting rebellion: Elizabeth Zimmermann, identity, and craftsmanship in post war America.

Parlando del Tomten, la Marsh ci dice che durante gli anni che Elizabeth ha vissuto sulla costa orientale degli Stati Uniti, prima a New York City in mezzo ad altre famiglie di immigranti e poi a New Hope, Pennsylvania, circondata da artisti e artgiani, ella ha consolidato le sue capacità naturali e le sue idée creative. La sua formazione inglese l’ha spronato a vestire i figli di lana ed era durante questi anni da madre con figli piccoli che Elizabeth ha creato alcuni dei suoi disegni evergreen, incluso il Tomten.

Elizabeth stessa, nelle sue digressioni raccolte in Knitting Around (p. 161), ci dice:

“Da brava mamma inglese, sapevo dal momento che Tom è venuto alla luce, egli doveva essere ben fornito di capi lavorato a mano in lana, e così ho cominciato con alcune piccole giacche e alcuni maglioncini, eventualmente arrivando ad un paio di “longies” (calzamaglia) che in quegli anni non erano affatto comuni negli Stati Uniti. Anche il Tomten Jacket di Thomas era prima del suo tempo negli Stati Uniti, reminiscente di qualcosa che avevo visto in Scandinavia.”

Ndt: questa è una mia libera traduzione da cui non attingere.

Il modello per il Tomten è stato pubblicato per la prima volta nel 1955 in una rivista statunitense per donne, Woman’s Day, con il nome Tyrolean Jacket. La stessa rivista ha ripubblicato il modello con il nome Tomten ancora una volta nel 1963.

Elizabeth ha pubblicato il modello per il Tomten nel 1961 in uno dei suoi newsletter semestrali. Le istruzioni includono modifiche per un ampio cappuccio, tasche, bordi per i polsi, la parte superiore delle maniche e un collo con angoli retti, nonché un alternativo collo stile cardigan.
EZ non offriva solo un modello per una maglia ai suoi lettori, ma una modello che poteva essere personalizzato in mille modi: quattro variazioni di taglia, tre opzioni per il cappuccio e il collo, con o senza tasche, con chiusura a lampo o bottoni, con o senza cintura, e così via.
Elizabeth conclude dicendo che modificando il numero di maglie avviate in multiple di otto, la tensione di lavoro e il tipo di lana, la knitter può fare il Tomten in qualsiasi taglia e usando qualsiasi filato.

Insomma, il Tomten illustra per antonomasia la filosfia di Elizabeth Zimmermann: l’autonomia della knitter nel design del capo o, più semplicemente, “knitter’s choice”.

Ecco una carrellata dei MiniTomten delle corsiste

Elizabeth Zimmermann · Maglia Tradizionale

Elizabeth Zimmermann e il maglione norvegese

 

Avendo letto di questo suo primo modello, era naturale che cercassi di procurarmi una copia della rivista! Non ci sono riuscita… ma… girando in rete ho saputo che la Seattle Public Library (Seattle, Washington, USA) ha una copia della rivista nella loro collezione.

Qui una piccola parentesi: ho sempre avuto un rispetto grandissimo per i bibliotecari. Sin da piccola sono stata frequentatrice assidua delle biblioteche pubbliche. L’estate tra la seconda e la terza elementare, mia madre ha deciso che ero grande abbastanza da prendere la mia bicicletta il sabato pomeriggio e andare biblioteca – da sola! Sono stati i pomeriggi più belli della mia infanzia. Avrò fatto impazzire le signore bibliotecarie alla Florissant Public Library, ma mi hanno sempre aiutato con tanta pazienza a trovare i libri che cercavo.

Finita la parentesi: chiaramente, non ho avuto remore a scrivere alla Biblioteca per chiedere se gentilmente mi potessero far avere una copia dell’articolo. Desiderio che fu subito esaudito, con l’arrivo dell’articolo. La lettura era affascinante. EZ, nel suo stile inimitabile, ha raccontato il suo rapporto conflittuale con i maglioni “norvegesi”.

Titolo dell’articolo: Norwegian Sweaters – the easy way. By Elizabeth Zimmermann.

Ecco l’incipit:

“Per tutta la mia vita, mi ero determinata di non fare – in nessuna forma o sembianza – un maglione da sci norvegese e avevo, secondo me, quattro motivi eccellenti per non farlo: uno – odio lavorare a rovescio; due – odio torcere i filati insieme con ogni cambio di colore; tre – odio chart complicate e il dover tradurre in colori, punti, asterischi e scarabocchi vari; quattro – il peggiore tra tutti, odio il processo interminabile di lasciare un colore per prenderne un altro ogni volta che il modello me lo comanda – a volte ogni seconda maglia. Ma i miei figli erano ugualmente determinati ad avere un maglione da sci! Quindi mi sono scervellata e ho battuto tutti e quattro le difficoltà, sviluppando un capo norvegese che è diventato l’invidia di tutti i compagni della prima media di mia figlia; e ora produco tali maglioni in ogni taglia per i miei figli in crescita.”.

 

A questo punto, EZ spiega punto per punto come ha risolto i quattro dubbi che la fermavano davanti al maglione norvegese perché, anche se lei non voleva fare quei maglioni, i suoi figli li volevano portare a tutti costi!

 

  • Primo punto: come evitare di dover lavorare a rovescio? Lavorare in tondo usando dei ferri circolari – uno più lungo per il corpo e uno più corto per le maniche – per creare un tubo che diventerà il corpo del maglione. E qui spende qualche parola anche sullo “steeking” ossia, tagliare il tubo che hai lavorato per inserire le maniche.
  • Secondo punto: come evitare di dover torcere insieme i filati quando si cambia colore nel motivo a due o più colori? Scegliere motivi che non usano più di cinque maglie consecutive in un colore, così i segmenti di filato portato sul dietro del lavoro saranno più corti, così evitando che le dita vengono intrappolate tra i fili indossando il maglione . Dice che un vantaggio collaterale è un tessuto “doppio” e quindi più caldo.
  • Terzo punto: come eliminare grafici complicati che ci costringono a cambiare filato troppo spesso? Alternare delle fasce di motivi alti lavorati su 8 o 9 giri con motivi meno alti lavorati su tre giri. Suggerisce di recitare delle “filastrocche” che inventi per ricordare l’ordine dei colori nei motivi. Per esempio: 3 maglie chiare, 3 scure, 3 chiare, SCURA; 3 maglie chiare, 3 scure, 3 chiare, SCURA oppure CHIARA 1, 2, 3, 4, 5 – scura, scura, chiara, scura, scura; CHIARA 1, 2, 3, 4, 5 – scura, scura, chiara, scura, scura,
  • Quarto punto: come evitare di dover costantemente lasciare un colore per riprendere l’altro? Qui ci spiega che ci sono due modi per lavorare a maglia: il cosiddetto metodo Inglese e quello Continentale. Ci ammonisce a imparare a lavorare in entrambi i modi, così possiamo tenere in una mano un colore e nell’altro l’altro colore… senza dover lasciare e prendere i filati, ma solo “gettare” un colore con la destra o “pick” un colore con la sinistra.

 

 

Se mi conoscete anche un po’ da quel che scrivo, sapete che sono molto curiosa! E quindi ho cercato questo maglione tra i modelli di EZ. Le mie fatiche non erano in vano!

 

Tra gli Spun Out nella mia collezione EZ, ho trovato il #44, una ristampa del *Wool-Gathering #59, pubblicato nel 1998 per celebrare il 40° anniversario dell’attività di vendita per corrispondenza che poi è diventato Schoolhouse Press.  Nella newsleanniversarytter, Meg parla del maglione del 1958 e com’è tornato alla luce durante una visita l’anno primo. Vedendo quel vecchio maglione, si è ricordato di averne fatto uno per il figlio, Cully, nel 1989 e che era ora di fargli un altro.  Detto, fatto! Nel 1998 illustra il Norwegian Pullover à la Meg (una mia licenza poetica!). 

a destra: Wool Gathering 59 anniversary issue

 

Spero di non avervi tediato troppo, anzi – spero di aver stuzzicato la vostra curiosità e che andrete in cerca del filato perfetto nei colori perfetti per fare un Norwegian Sweater usando il metodo che più ti piace… perché la Grande Dame della maglia ti direbbe che non esiste un modo corretto or scorretto per lavorare a maglia!

“There is no right way to knit; there is no wrong way to knit. So if anybody kindly tells you that what you are doing is wrong, don’t take umbrage; they mean well. Smile submissively, and listen, keeping your disagreement on an entirely mental level. They may be right, in this particular case, and even if not, they may drop off pieces of information which will come in very handy if you file them away carefully in your brain for future reference.” Elizabeth Zimmermann in Knitting without Tears, p. 52

Non c’è un modo corretto di lavorare a maglia; non c’è un modo scorretto di lavorare a maglia. Quindi se qualcuno ti dice – gentilmente – che lo stai facendo in modo sbagliato, non ti offendere; le loro intenzioni sono buone. Sorridi, con rassegnazione, e ascolta, tenendo per te il tuo disaccordo. Potrebbero avere ragione, in questo caso particolare, e anche se non fosse vero, potrebbero fornirti con dei trucchetti che ti torneranno utili, quindi archiviarli mentalmente per un uso futuro.”.

DLM – 2 aprile 2016

*Disponibile come Norwegian Snow Flurry SPP72 sul sito della Schoolhouse Press